martedì 4 gennaio 2011

Il prof. Ottorino SAVANI - Un Maestro - Un Amico - Un Esempio.


Il prof. Ottorino SAVANI - Un Maestro - Un Amico - Un Esempio.

Scrivere del nostro Professore, in un momento in cui da pochissimo non è più tra di noi, è certamente difficile, anche se lo stimolo a ricordare, a ricostruire nella mente cose del passato diventa ancora più irresistibile.
Carpigiano, quando lo vedemmo per la prima volta, ritornava a casa, da un lungo soggiorno nella dotta Bologna, dove aveva insegnato con merito all'Istituto Magistrale "Laura Bassi" dal 1950 al 1968.
Fu appunto nell'ormai lontano ottobre di quell'anno che entrò nella nostra classe (la II^ A) del Liceo Scientifico di Carpi ... e dritto dritto nella nostra vita. Fummo la prima classe dell'istituto che il Professore portò fino alla quinta, al fatidico esame di maturità. Eravamo una classe formata da studenti delle più varie estrazioni sociali e familiari provenienti da Carpi e dai più importanti comuni limitrofi. Una classe che non sarebbe mai stata molto unita, come invece altre dello stesso periodo, ma che nel corso degli anni avrebbe poi finalmente scoperto o riscoperto e apprezzato le singole personalità dei suoi componenti, per stringerli assieme indissolubilmente per tutta la vita. Uniti, ognuno con le proprie diversità, volenti o nolenti, da tante grandi e piccole sensazioni e da punti fermi che sarebbero diventati sempre più evidenti e indispensabili per capire il perchè del nostro essere, del nostro modo di pensare, delle nostre scelte di vita e di lavoro.
Uno dei punti forti di questa strana unità è stato proprio il nostro Professore col quale passammo gli ultimi quattro anni del corso.
Lo avremmo imparato a conoscere ben presto come persona di vasta … immensa cultura, ma di ancora più grande umanità, riservatezza e modestia.
Il Professore non si era mai sposato e la sua vita è stata dedicata all'insegnamento alla conoscenza delle discipline classiche ed in modo speciale e simbiotico alla musica. Il trascorrere del tempo, la consuetudine quotidiana, crearono un rapporto speciale fra lui e i suoi studenti, un diverso relazionarci che non è mai cessato, anche dopo i conseguimento del diploma.
Le sue conoscenze e le sue capacità mnemoniche erano impressionanti: capacissimo di sciorinare in un attimo una dozzina di date, con annessi fatti e riferimenti relativi alla letteratura italiana o latina, scatenando, in noi studenti grida e veri e propri cori di ammirazione e stupore.
Era evidente che non erano pure e sistematiche dimostrazioni di freddo nozionismo (tanto vituperato a quei tempi), ma chiari segnali, punta di un iceberg, che dimostravano l'esplicarsi di una vocazione a un'esistenza dedicata all'approfondimento e alla prese di intimo possesso di quelle materie che diventarono, assieme alla musica, aspetti fondamentali della sua ragione di essere e di vita.
"Nessuno sfuggirà!!!" ripeteva minaccioso all'indirizzo di alcuni incalliti renitenti a sottoporsi alle interrogazioni su Dante o di letteratura latina; materie che, soprattutto alla fine dei quadrimestri, portavano a un singolare fenomeno, che lui ironicamente definiva e paragonava alla Sinfonia degli Addii. Egli faceva riferimento a una singolare composizione di Haydn, che vedeva una lenta, silenziosa e programmata uscita degli orchestrali dalla sala di esecuzione del brano, così come lo era quella degli studenti dalla classe.
Ogni tanto qualcuno di noi più impertinente chiedeva spiegazioni e particolari su alcuni episodi della sua vita privata, di cui eravamo venuti a conoscenza per vie traverse: la straordinaria laurea ottenuta col massimo dei voti e la lode nel febbraio del 40, quasi un mese prima di compiere solo 21 anni; le prime supplenze in quell'anno presso il liceo carpigiano; lo studio del violino con qualche esibizione giovanile; la guerra che l'aveva visto sottotenente e poi prigioniero per quasi due anni in Germania e in Polonia.
Il Professore fu catturato il 9 settembre del 1943 a Monaco di Baviera dove svolgeva mansioni di collegamento, guarito da una grave malattia contratta nella prima fase della campagna in Russia, dove tra l'altro si era guadagnato una croce al merito.
Fu in quell’epoca che, ricevuti ordine superiori perentori di fucilare dei disgraziati prigionieri russi, riuscì a evitare di eseguire la drammatica imposizione, a rischio della sua stessa vita. Liberato nel giugno del 1945, aveva poi ripreso la sua attività di insegnamento.
Il Professore, interrogato su questi fatti, si schermiva, arrossiva in volto, poi, dopo ripetute insistenze, finalmente ci concedeva il racconto di qualche aneddoto, narrato sempre in modo misuratissimo e con molta ironia.
Audacemente e segretamente scartabellando negli archivi della segreteria del Liceo (per altro sempre con la porta aperta) due studenti della classe prima della nostra avevamo imparato la sua data di nascita (2 marzo 1919) e così negli ultimi anni del nostro corso per quel giorno veniva sempre preparata qualche sorpresa augurale.
La classe più anziana della nostra, per prima si presentò, ragazze e ragazzi, in aula con grande solennità addirittura in abito da cerimonia.
Il Professore rimaneva sempre imbarazzato e stupito, ma, penso, in cuor suo, molto molto contento: a ben guardare la sua famiglia siamo stati anche noi.
Questa celebrazione si è poi tramandata, anno dopo anno, classe dopo classe, fino ad arrivare al leggendario episodio dell'ultimo compleanno prima del pensionamento nel 1978.
Quel giorno il programma fu organizzato da un piccolo, ma ben determinato, nucleo di ex studenti e fu ingaggiata addirittura la Banda Municipale di Carpi che prese posto nel cortile del liceo assieme a numerosissimi allievi degli anni passati.
Un grande striscione campeggiava con la scritta breve, ma più che mai eloquente: "GRAZIE OTTORINO". Verso le undici, al segnale convenuto, la banda attaccò con un bene augurante "Va' pensiero". Il Professore si sporse subito dalla finestra, per ritirarsi nervosamente sconcertato; riavutosi dalla grande sorpresa, uscì poi in cortile a salutarci fra gli applausi scroscianti dei tanti presenti. Il fatto ebbe notevole risalto sui giornali dell'epoca e l'episodio è stato anche riportato sul libro dedicato al 50° anniversario del liceo.
Socialista da sempre, visse la sua militanza in modo interiormente e idealmente convinto, ma sempre un passo ... o due  … indietro a coloro (tanti) che sgomitavano per arraffare posti e privilegi. Con lui era certamente vera l’antica frase: “Passa un socialista! Passa un galantuomo!”. Evitò accuratamente di mettersi in mostra, declinando cortesemente, ma con fermezza, i vari possibili incarichi che gli venivano offerti. Mi confessò di vivere con grande imbarazzo e amarezza la devastante e sciagurata fase craxiana, che poi portò sostanzialmente alla fine del socialismo in Italia.
Una volta in pensione, il Professore ha trascorso il tempo dedicandosi ai pochi amici intimi, tra i quali ricordo con piacere il mio maestro delle elementari Ivo Lodi, all'ascolto della musica e alla lettura, o meglio rilettura, dei classici. Riceveva frequentemente e con gioia visite e telefonate dei suoi studenti, ricordando di ognuno di noi episodi e particolari e seguendoci con attenzione nell'evoluzione delle nostre esperienze di vita successive al liceo.
Prima che insorgessero seri problemi di salute, non di rado, al pomeriggio, lo andavo a prendere in auto e lo portavo a casa mia, dove gli proponevo l'ascolto delle mie ultime "scoperte" nel campo della musica classica, dovute ad un’esplosione di una mia vocazione tardiva, quanto irresistibile per Mozart, Handel, Beethoven, il melodramma, ecc ...
Il Professore ascoltava con piacere e grande attenzione, davanti a una sobria tazza di té, regalandomi commenti, giudizi e facendomi notare sfumature che non sarebbero forse mai state colte dal mio orecchio duro e profano.
E di quelle preziose ore conservo un bellissimo e incancellabile ricordo, paragonabile ai tempi e agli anni di Curta S.Chiara.

Carpi, 14-4-94  (revisionato il 9-10-2010)                                      
                                                                                                    Mauro D'Orazi

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