martedì 4 gennaio 2011

Evoluzione del dialetto


Evoluzione del dialetto   nov 2010   Mauro D’Orazi      dorry@libero.it

Anni fa partecipai ad alcune bellissime serate presso la "Falegnameria Beltrami" dove, di lunedì, si dibatteva, fra le altre cose, anche l’enigmatico tema  " Il dialetto carpigiano è morto ?" Agli interessanti dibattiti intervennero vari eminenti personaggi della carpigianità. Il risultato quasi unanime fu che se proprio non era morto, il dialetto stava molto male e che per il futuro non c'erano molte speranze.
Il mio parere era ed è invece un po’ diverso: il dialetto imparato in famiglia, dalle zie e dalle cugine sta certo scomparendo, ma "quel dialetto", non il "dialetto", che continua e continuerà ad esistere, pur attenuato dall'istruzione medio - alta generalizzata, annacquato dall'invadente e arrogante linguaggio dei media e contaminato da neologismi. Ciò non è altro che un fenomeno comune ad ogni lingua viva, chiunque in passato ha tentato fermarlo (e sono tanti gli esempi di tali stupidi nazionalismi nella storia) quasi sempre è caduto nell'assoluto ridicolo con risultati insignificanti.
A distanza quindi di oltre dieci anni da quelle serate, il dialetto continua per la sua strada; non è morto e lo sento parlare tutti i giorni, ma la sua trasformazione è continua, coinvolgendo giovani e anziani.
I giovani con strane miscelazioni (chèlsi, invece che calsèt,  pisée invece che rudea,  ho colto anche un clamoroso ogg pomerigg, di origine meridionale, per incò dòprans, ecc ... tutte cose orribili, ma che si sentono) e gli anziani con l'assorbimento di nuove parole.
Comuni a tutte le categorie umane e forse le ultime a morire saranno l'esplicito "Tèn càpis gninta... cretèin !!!"  e i chiarissimi e raffinati "Mò va a cagher !!"  o "Tola in dal cul !!" queste ultime dai significati, direi, lampanti, per esplicitare a qualche inopportuno, che staziona nei pressi del declamatore delle fatidiche frasi, che è gentilmente invitato a spostarsi in un altro più idoneo loco o a prodursi in prestazioni particolari, essendo la pazienza terminata.
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Poco tempo fa ero nel Parco delle Rimembranze (quél davanti a l'usdèl - ma già da tempo alterato comunemente in un più italianizzato "uspidèl"); passo davanti una panchina dove erano seduti due pensionati col cappello in testa e ho modo di sentire questo dialogo.
"Sèt fàt incò ? "- Cosa hai fatto oggi  -  " Guèrda, a i ho apèina finì ed ferèm carghèr al celulèr !! Ai ho fàtt na carga da dès evro." - Guarda ho appena finito di farmi caricare il cellulare con 10 euro - "UMhh, te fàtà propria bèin !! L'è un lavor cà dèv fèr anca mè !!" - Hai fatto proprio bene! è una cosa che devo fare anch'io!
Si nota dunque che nel dialetto è stato assorbito non solo il più comune "telefunèin" (dam al telefunèin !!- a rispòund al telefunèin !!), ma addirittura è stato preso il termine ben più tecnico di cellulare; la stessa cosa però capitò ad esempio negli anni '60 con la televisione (impìa /smorsa al televisor !! .. o la televisòun).
Per l'euro poi non se parla, è stato acquisito subito. Evro!
Ma non solo: fra i  miei amici di PC, qualcuno mi ha detto "Ai ho fàt metèr su l'adieselle  -  adesa a vag come al treno ...  a scarghèr !!" - Ho fatto montare l'ADSL, (la banda larga per collegarsi ad alta velocità con internet) – adesso vado fortissimo a scaricare!  Oppure: A gh ho ‘na ciavetta da ott giga ..
Si possono poi tranquillamente aggiungere … al bancomàtt, la cherta ed crèdit, al letòr ed cidi o ed dividi, al portatil (PC), al digitèl terestre,  ecc...
Penso che la mia teoria fosse dunque corretta; con chi non è d'accordo sarebbe interessante aprire un interessante confronto.
Se qualcuno poi, non conoscendomi, dovesse eccepire qualcosa sul mio cognome, non proprio nostrano, rispondo che mia madre è di Carpi e sono nato e sempre vissuto a Carpi; ciò ha comportato l'assunzione piena dei canoni e delle tradizioni locali, compresa quella di appartenere a quell'endemica e pervicace categoria carpigiana … nota come … quéla di ARVERS !!

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